Introduzione
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- Categoria: Turismo
- Pubblicato Venerdì, 07 Marzo 2014 18:07
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I primi cenni storici, una Bolla di Eugenio III°, del 9.6.1152, informano che a Ripacandida esistevano quattro chiese e precisamente, quella di San Donato, di San Zaccaria, di San Pietro e di San Giorgio. La dislocazione delle stesse ricalcava la struttura urbanistica bizantina di base del centro storico di Ripacandida che era quella vigente sotto l’Impero Romano di Oriente.
Alcuni scritti, della metà del XIII secolo, lasciati da scrittori francescani ci lasciano notizia di un eremita di nome Sigismondo vissuto in un eremo nei dintorni di Ripacandida, all’epoca “silva di Melfhia”, morto il 14 novembre 1241 in odore di santità il quale, ad una donna di Ripacandida, in sogno gli espresse il desiderio che la sua salma fosse traslata nella locale chiesa benedettina di Santo Stefano. Traslazione che avvenne col concorso di tutto il popolo di Ripacandida ed anche dei dintorni. Questo ci fa presupporre che, in realtà, in Ripacandida vi era una quinta Chiesa, della quale però si sono perse le tracce
La presenza di ben quattro o cinque chiese fa supporre che Ripacandida era nel 1200 già ben sviluppata e, quindi, il suo feudo molto ambito.
Da una successiva relazione di Honofrio Tanga, del 25.3.1642, risulta che a Ripacandida vi erano sei chiese: la Chiesa Maggiore sotto il titolo di Santa Maria del Sepolcro; la chiesa di San Nicola, la più antica situata a mezzogiorno rispetto alla maggiore, Si ha notizia che il 1661 crollo in parte. Il 1701 fu ricostruita da Don
Giovanni Battista Baffari, anche se venne rimpicciolita. Il 1731 venne completamente distrutta da un terremoto e non venne più ricostruita. Attualmente al suo posto è insita una piazzetta denominata San Nicola; la chiesa di San Bartolomeo, antico protettore di Ripacandida, attualmente chiamata di San Antonio; La chiesa dei padri Zoccolanti sotto il titolo di San Donato. Fuori del centro abitato altre due chiese: la chiesa di San Pietro e la Chiesa di San Sebastiano.
Nel 1540, per ordine del Vescovo di Melfi Mons. Acquaviva, le chiese di San Nicola e di San Bartolomeo furono unificate nella nuova chiesa madre intitolata a Santa Maria del Sepolcro.